LA MIA STORIA DEL COSTUME

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L’abbigliamento infantile nella storia del Costume

n.b.  Gli appunti che seguono sono in ordine cronologico, come è giusto che sia un racconto storico, ma in realtà voglio informare chi volesse leggerli che in primis avevo iniziato le mie riflessioni solo a partire dal secolo XVI, in particolare con alcune considerazioni sulla ritrattistica  rinascimentale e sui deliziosi bambini dipinti da Sofonisba Anguissola che ho sempre ritenuto ricchi di spunti psicologici interessanti. Ho proseguito a lunghi passi nella Storia dei ritratti infantili fino all’epoca moderna; solo in un secondo momento sono tornata alle origini, riconsiderando le antiche civiltà e cercando di trovare in ogni periodo storico un possibile confronto tra il vestire dei bambini e il mondo adulto (operazione rivelatasi sempre più scarna nell’ antichità).

Questo premessa serve a motivare eventuali vuoti cronologici in cui ci si può imbattere, fino a quando non abbia ancora completato questa mia “tela” di Storia del Costume.  Il lavoro prosegue e confido di riuscirci nei prossimi secoli…

Vorrei inoltre sottolineare quanto ritenga importante scoprire le regole del vestire infantile attraverso la rappresentazione d’arte del tempo, letta  come primo e inevitabile mezzo per portare avanti questo studio.

INTRODUZIONE

Da sempre sono stata interessata e affascinata dall’evoluzione dell’abbigliamento di uomini e donne in relazione ai diversi momenti storici. Di recente ho focalizzato la mia curiosità sul vestire di bimbi e adolescenti nel tempo, con l’obbiettivo di capire quale fosse il primo momento storico che ponesse uno sguardo attento e mirato sul vestire infantile, documentando con immagini, reperti e ritratti  anche un cambiamento dell’idea di “bambino” da parte della mentalità corrente nella società. O comunque segno della considerazione in cui possa essere tenuto il bambino stesso con una sua individualità precisa, le sue esigenze pratiche e la ricerca del suo benessere.

Oggi noi siamo abituati a pensare in termini di “star bene”, a progettare o acquistare un abbigliamento pratico, al mettere a proprio agio i nostri cari bimbi, ma una volta era così naturale e prevedibile l’atteggiamento nei riguardi del bambino? La lettura della storia del vestire pare che ci indichi il contrario, una lenta e faticosa risalita per ottenere agio e benessere .

Storia e rappresentazione artistica sono  da sempre collegate e  le forme d’arte erano un mezzo per descrivere la società dove non esistevano altri mezzi tecnici per farlo: le testimonianze lasciate sul tema “abbigliamento” provengono quindi da immagini lette attraverso una buona parte di produzione artistica. In termini generali, ai ritratti in senso stretto e alle pitture di genere o popolari si aggiunge alla nostra lettura il mezzo grafico del “figurino di moda” che nasce già con le incisioni del XVI secolo (a uso dei sarti) per evolversi verso la fine del XVIII secolo in produzioni più diffuse a uso famigliare; con la fine del secolo XIX  interviene come testimone dei costumi anche il mezzo fotografico, come si vedrà più avanti, che apre a orizzonti di indagine più certi e realistici.

Osservando in un primo tempo quanto ci propone la storia dell’arte, mi sono convinta che una documentazione puntuale, costante e intenzionale del mondo infantile si sia definita solo a partire dal Rinascimento, vuoi per uno sviluppo deciso della ritrattistica che ce lo racconta, vuoi per una nuova visione del “soggetto” bambino come embrione del futuro Uomo dell’ Umanesimo, se non altro attraverso il bisogno di una rappresentazione dinastica da parte delle casate o di nascenti famiglie borghesi. In effetti il mio lavoro di ricerca è partito proprio da questo punto, e più precisamente dal sec.XVI, ovvero nel secondo Rinascimento; ho un debole per i ritratti eseguiti da Sofonisba Anguissola, che mi sono sembrati una perfetta overture per la vista sul nuovo mondo rinascimentale, uno spontaneo e accurato sguardo al femminile da parte di un’eccezionale artista: ho definito quindi quella che chiamo la tesi del “bambino rinascimentale”.

Come ho scritto all’inizio, ho poi sentito la necessità di ritornare sui primi passi delle civiltà più antiche per fare il confronto: così, analizzando i bellissimi e rari ritratti e istantanee di vita vissuta tra opere dell’antico Egitto, di Greci o Romani,  li vedo  più come “copie di persone conformi all’adulto”, quasi si volesse rappresentare uomo e donna in miniatura, in scala, senza badare alle esigenze o alla corporeità diversa che le fasi della vita portano con sè. Per le civiltà antiche possiamo certificare le nostre osservazioni solo attraverso le immagini che tramandate dall’arte, ma essendo questa una rappresentazione di carattere più simbolico e sintetico, ci mostra pochissimo del mondo infantile, e la definirei come un sistema iconografico piuttosto a senso unico, adottato dal mondo adulto. Oltretutto non si dimentichi come i tempi di vita fossero più brevi e quindi l’infanzia meno prolungata o “incubata” come la consideriamo noi oggi.

Nel breve excursus nell’Antichità (o meglio una verifica), controllando anche le possibili raffigurazioni ritrovate tra i reperti archeologici delle civiltà mesopotamiche,non ho potuto rintracciare alcun riferimento all’infanzia.  Gli indizi si mostrano a cominciare dal lontano ambito dell’Egitto: il materiale a disposizione diventa un poco più abbondante e ci si può riferire a interessanti immagini di vita vissuta, abbastanza rare in un mondo visivo che privilegia la raffigurazione aulica, religiosa o simbolica. Le fonti si limitano naturalmente ai reperti trovati nelle sepolture. Con la civiltà greca si incominciano a trovare pche immagini infantili che possono essere già ritratti, naturalmente in ambito funerario, mentre è con i Romani che compare una ritrattistica diffusa, attenta a differenziare il bambino dall’adulto. Ma indagando sulle condizioni educative dell’epoca non pare che l’ infanzia fosse molto felice…

Il periodo Medioevale, peraltro molto vasto e in lenta evoluzione, ci lascia rarissime immagini del mondo infantile,fino agli albori del Rinascimento. Ma a questo punto ritorno della mia idea iniziale : solo da ora si vede svilupparsi una nuova visione del fenomeno “bambino” (magari anche solo come “figlio di..”).

In seguito solo con gli studi di Rosseau e con l’Ottocento si formerà una presa di coscienza che prepara ai tempi moderni.

La storia del vestire non è solo estetica o praticità dettata dalla puericultura ma segue di pari passo il modo in cui la società interpreta e vive il fenomeno BAMBINO.

____ Antico Egitto

____ Grecia

____ Penisola Italica

___________BISANZIO

Con questo termine generico intendo un altro periodo di transizione e di contaminazioni di stili e di costumi,che fa riferimento sia ad ambiti geografici che politici e ha interessato una vasta area mediterranea e orientale.


___ETA’ DI MEZZO

Il periodo storico chiamato Medio Evo abbraccia un tempo piuttosto lungo e dai confini complessi: una parte del mondo allora conosciuto era sotto la cultura bizantina ed un certo gusto orientale, mentre i territori occidentali venivano prima occupati e poi costituiti da popolazioni di origine “barbarica”, come la intendevano i Romani, ovvero nordica, vichinga, ostrogota, celtica, visigota.

Le culture si contaminano a vicenda seguendo le fasi storiche, ma per convenzione univoca si considera l’ Età di Mezzo distinta in  Alto e Basso medioevo, il primo dal VI e il X secolo, il secondo dal Mille alle soglie dell’Umanesimo. Se i latini superstiti mantengono i loro stilemi e i “barbari” ne copiano gli elementi, così anche loro portano in dote dei capi nuovi mai usati nel mondo classico, le distinzioni si fanno poco nette. (vedi i preziosi in quanto rari esempi longobardi di Cividale del Friuli)

Il sovrapporsi delle culture romana, bizantina e nordica ( a seguito delle cosiddette invasioni barbariche), rende difficile una definizione chiara dell’abbigliamento infantile nell’ Alto Medioevo, anche perché la documentazione per immagini per ciò che li riguarda manca completamente; si consideri inoltre che le opere d’arte dei primi secoli del Medioevo appartengono prevalentemente ad architettura e scultura, mentre la pittura rimane nell’ambito di codici miniati o di tavole a tema sacro. Proprio per questo l’immagine infantile, per tradizione bizantina e mistica, rimane strettamente circoscritta alla rappresentazione del Cristo bambino, come tale o nudo nelle sembianze del suo corpo nel sepolcro, oppure con vestine classiche per esaltarne il valore spirituale. Dovremo arrivare agli affreschi del Trecento per incontrare vere istantanee di bambini intesi come tali e reali.

Per l’Alto Medioevo possiamo quindi prendere in considerazione solo gli elementi dell’abbigliamento adulto ed immaginare di ritrovarli utilizzati dai bambini, con la debita semplificazione ed economia di scala necessaria per quella parte dell’ umanità più fragile, soggetta ad un mondo adulto e con una concezione dell’infanzia ben diversa da quella moderna.

La camicia, che alcuni pensano in un pezzo solo a T, io ritengo fosse con maniche applicate  (sempre a T),  in quanto i tessuti non potevano ai tempi avere un’altezza tale da permettere l’apertura delle braccia in un solo pezzo. Nella sua forma più semplice era per gli uomini lunga al ginocchio, con brache più o meno lunghe, e così la camicia diventa sia capo da sotto che abito per la notte. Sopra poteva esserci una Tunica con maniche, corta per gli uomini e lunga per le donne; il tutto perfezionato dalla nascita dell’uso della  cintura Le brache erano veri e propri pantaloni, si pensa con coulisse e lacci. Altro elemento erano le calze brache, sorta di gambali in tessuto fisso con il sottopiede, allacciate con lacci alla vita, e si infilavano anche sopra alle brache, che potevano sbuffare. L’abito femminile era costituito da camicia/tunica lunga e sopra una tunica più corta, con cintura, a volte anche una sorte di corsetto molto semplificato, quasi primitivo. Anche per le calzature occorre pensare a  queste distinzioni, anche qui la documentazione per immagini ci fa giungere fino al Basso Medioevo o al sec.XV per vederne riferimenti con i bambini (vedremo gli affreschi Italiani,e gli arazzi Trivulzio) Cosa potevano indossare i bambini di questi elementi? Sicuramente dipendeva dalla condizione socio economica,dallo stile di  vita, dalla regione geografica… Le forme base saranno state quelle dell’adulto, con logiche semplificazioni. Bande ricamate, cinture e scarselle saranno state riservate ai figli di persone abbienti, così come immagino tessuti grezzi o di colore neutro per i più poveri. Alcuni scarsi esempi presi dal mondo degli adulti :

Epoca Longobarda, sec. VIII- Altare del duca di Ratchis, Cividale del Friuli.

Si notino le Brache e la tunica dei Magi

Tre Sante Longobarde, sempre Cividale, sec. VIII, si noti l’abito di gusto classico/bizantino (mantello, ricche bordure) ma con novità nelle lunghe maniche, la donna portava la tunica lunga ai piedi

Una chiara raffigurazione dell’uso delle calze-brache e della relativa allacciatura

Esempio di calze brache e camicia -miniatura sec. XIV

Due raffigurazioni delle tuniche femminili del XII secolo (il mosaico si trova nella Cappella Palatina di Palermo)

Di seguito, alcune immagini medioevali che ho trovato relative al mondo infantile:

Riprendo le osservazioni su esempi tessili e figurativi del mondo infantile nel secolo XIV, dopo la parentesi importante relativa all’icona del Gesù bambino.

_______Rinascimento

Senza dubbio  nella ritrattistica, al nascere di  Umanesimo e Rinascimento, il cambiamento di sensibilità da parte degli artisti è tale da segnare una svolta evidentissima nei confronti dei documenti precedenti.     Poiché i ritratti sono anche minuziose riproduzioni della moda e del gusto nel vestire dell’epoca, le immagini inserite in questo studio dicono molto sullo sguardo nuovo rivolto all’infanzia. Così come per la figura umana in generale, anche il “bambino rinascimentale” viene posto al centro della rappresentazione e la sua considerazione ora si alza a livelli ben più importanti, nella scena raccontata; in parte per una questione di obbiettivo dinastico o sociale, in parte per finalità affettive, simboliche e oserei quasi dire psicologiche.

Sotto il punto di vista del documento d’arte, si noterà un notevole salto tra affreschi e tavole del Quattrocento e le opere di ritrattistica del Cinquecento: quasi un salto di stile e di forme, dovuto anche da nuove tecniche pittoriche di cui dispongono gli artisti, dal colore ad olio alla tela, dal cambiamento della composizione e dall’uso dello scorcio (anche nella figuara umana); colori,ombre e luci, lo studio e la “scoperta”della prospettiva hanno  veramente inciso sul risultato del ritratto e sulla percezione che noi ne possiamo ricavare.

Un genere nuovo, secondo me tipicamente italiano nel secondo Rinascimento, è il ritratto di famiglia visto in senso più affettivo e moderno, che troverà un seguito forse solo nella Spagna del Sei-Settecento:

_____ 1600

Col  XVII secolo, il periodo che vede affermarsi il Barocco e il potere forte delle monarchie assolute, l’abbigliamento assume un aspetto molto più ricco e sfarzoso, tanto più presso le corti e i nobili ad essa vicini. Anche per l’infanzia si assiste ad un sovraccarico come ostentazione della ricchezza famigliare, tanto da ridurrei bambini a rigidi manichini vestiti.  Meno vistosi gli abiti della borghesia, ma i gruppi famigliari mostrano bimbi tristemente ingabbiati e con poche speranze di giochi.

Vorrei avere certezza che questi bellissimi e sfarzosi ritratti fossero di rappresentanza, e che terminata la posa faticosa i bambini potessero indossare vesti più comode per la loro età!

A seguire, ho proposto l’altra faccia della medaglia, il genere pittorico del “pauperismo”, che mostra per la prima volta figure popolari e povere.

Altro elemento interessante illustrato nei ritratti di questo periodo, è la presenza  della governante,o balia, personaggio irrinunciabile e importante nella crescita dei bambini nelle classi di potere.

Nel quadro che segue di Justus Sustermans viene mostrata al centro e al vertice della piramide,a cura di Annamaria Luisa de Medici e del fratello Ferdinando. Questa principessa sarà la saggia curatrice delle collezioni fiorentine,  fondando con la sua clausola testamentaria il futuro Museo degli Uffizi, a scapito del fratello…La governante ha istradato bene la sua protetta!

Si noti ancora, come veste di rappresentanza, l’abito lungo e conico anche ad uso del maschio. Abiti identici a quelli degli adulti, nei loro tessuti ed elementi, tranne il grembiule con pizzi della bimba. Il colletto di Ferdinando ha invece una foggia solo riservata al genere maschile.

Abbigliamento delle classi più povere

Un bruschissimo distacco, a partire da questo secolo ma in tutta la storia fino ai nostri giorni, si ha osservando le immagini delle classi più disagiate e la vista dei bambini colpisce ancora di più; il ritratto in questi casi non è celebrativo o ostentativo come lo è per le famiglie ricche, ma nasce dal punto di osservazione del pittore, e noi moderni la definiremmo “pittura di denuncia”.

Forse al momento è solo pittura di genere, ci mostra comunque un ‘infanzia vestita con tessuti poveri e abiti riciclati (e non solo copiati) da quelli degli adulti.

Questo tipo di rappresentazione compare nel XVII secolo e l’nteresse  prosegue nei prossimi decenni fino al 1800.

_____ 1700


Col  secolo del Rococò l’arte ci riporta nuovamente le immagini di un mondo infantile ricco di    decorazioni, sfarzo e parecchia fantasia, preferendo un ambito ricco e sereno alla rappresentazione dei più poveri;anche nel nascente ceto borghese le figure sono misurate ed equilibrate.

Sarà un pittore di genere come il Pitocchetto che farà da testimone all’aspetto disagiato della classe povera alle prese con le sofferenze quotidiane. Notare come incominci ora un confronto con campioni tessili interessanti, in quanto abbiamo i primi indumenti conservati nelle raccolte di famiglia e non recuperati da resti inumati.

La “rivoluzione” di Rousseau –

Ben prima della Rivoluzione francese del 1879, è utile in questo racconto osservare l’influenza che ebbe L’Emile di Jean-Jacques Rousseau a partire dalla sua uscita nel 1762. Considerato questi il padre della pedagogia contemporanea, le sue teorie sul valore del contatto con la natura, la vita all’aperto e la centralità dei bisogni essenziali dell’infanzia, hanno portato a notevoli cambiamenti anche nel modo di vestire, oltre che relativamente a  educazione e considerazione del bambino.

A questo si associa un mutato gusto di stampo neoclassico e illuminista, che permea la società a partire naturalmente dalle classi più colte. Di seguito ho accostato il ritratto ufficiale della regina di Francia con i figli, con quelli di signore inglesi del tempo, esempi di un gusto di vita più vicino alla natura e intimista.

_____1800


Con la fine del sec. XVIII siamo  di fronte ad un vero epocale cambiamento nella storia: la ventata della Rivoluzione Francese spazzerà prima con cautela, poi con maggiore decisione, le tradizioni e le icone radicate nelle convenzioni sociali; la famiglia rimane pur sempre il baluardo protettivo per l’infanzia, ma vengono meno nel gusto vestimentario artifici e costrizioni, così da significare per l’abbigliamento dei bambini soprattutto il diffondersi di nuove teorie sullo stile di vita, sull’igiene e sulla libertà di movimento.

In altre parole, oltre a radicali cambiamenti nel vestire per tutti quali l’abolizione del busto e delle rigidità imposte nei tre secoli precedenti o limitazioni come le leggi suntuarie, inizia la differenziazione tra abito dell’adulto e abito per l’infanzia, la semplificazione dell’abito e l’abbandono di decori eccessivi. Come vedremo, dopo la Restaurazione ci saranno ricadute nel gusto e nell’eclettismo, nelle rigidità e nell’apparire nel corso del secolo, ma il concetto di “moda per l’infanzia” viene sdoganato proprio a partire dal capovolgimento storico conseguente al 1789.

Anche se occorre molto tempo per poter vedere un progressivo miglioramento di condizioni di vita, riconoscimento dei diritti e salvaguardia dallo sfruttamento fisico e morale di generazioni di bambini e bambine….Basti citare la tragica situazione di vita in una città come Londra a seguito della rivoluzione industriale e del lavoro minorile, con assolute carenze igienico-sanitarie, mancanza di istruzione e la privazione dell’infanzia per tanti bambini.


Il ritratto della contessina Giuseppina Massimiliana Beauharnais del 1812 (nelle raccolte milanesi di Villa Palestro) ci fa capire come siano mutati i canoni estetici e pratici dopo la parabola di Napoleone, persino il taglio corto dei capelli è una novità.  Sarà la futura regina di Svezia, e mi pare interessante abbinare l’immagine dei suoi figli, (anche se occorre fare un salto cronologico al 1835) per notare l’utilizzo del velluto negli abiti maschili dei bambini. (Fedric Westin-La famiglia reale Svedese nel 1835)

Romanticismo (epoca Restaurazione)

L’illustrazione di moda

Un’interessante considerazione: nell’Ottocento la facile diffusione dei figurini di moda , che diventano ora più accessibili per la media e alta borghesia, permette al fruitore una lettura più chiara e di sintesi del messaggio estetico  e del concetto di tendenza, rispetto all’ immagine osservata in un ritratto pittorico.  La figura dipinta e vestita da un artista che media con la sua interpretazione colori, forme ed espressioni, restituisce infatti canoni filtrati. In realtà l’ illustrazione del costume  nasceva addirittura nel ‘500 con le xilografie del sarto ai fini di realizzare un archivio di lavoro, ma si sviluppa in senso “moda” solo nel 1700 con i Giornali delle Dame : mai  però, prima d’ora,si era rivolta anche al mondo dell’infanzia. Il paragone tra le illustrazioni modaiole e il genere del ritratto eseguito dall’artista, acquista significato soprattutto per noi spettatori di oggi, che possiamo vederne un confronto:  per i contemporanei invece la diffusione del figurino permetteva una capillare trasmissione del messaggio moda che altrimenti sarebbe stata frammentaria e riservata a pochi; il discorso diventava ancor più rilevante nei riguardi del mondo infantile.

Si tenga conto poi che la scelta dell’abito è compito della cura materna e le stampe possono essere consultate e scambiate in uno stretto ambito sociale al femminile.Questo tipo di rappresentazione, per via del mezzo grafico sintetico e chiaro, contiene in sè elementi che riguardano anche la decorazione e lo stile domestico in generale, contribuendo a definire scelte di stile ed estetiche. Considerando strettamente la storia del figurino di moda, è importante sottolineare come in questo secolo la sua stessa diffusione abbatta  le tradizionali  differenze di ceto  definite  tramite l’abbigliamento:  ora chi può permetterselo economicamente in pratica può vestirsi secondo la moda, e le leggi suntuarie sono un lontano ricordo. L‘abito può essere copiato e interpretato da sarti d’alto livello o da sartine comuni, oppure in ambito domestico con le dovute semplificazioni. Queste considerazioni non  vogliono però ignorare il grande divario esitente tra la piccola e alta borghesia, e le classi operaie o contadine che con la loro cronica povertà sono parecchio lontane dal quadro sociale considerato, situazione che  perdurerà in alcune zone rurali  dell’ Italia fino agli anni Sessanta del Novecento , non permettendo ai bimbi più poveri neppure l’ uso delle calzature.

metà Ottocento (epoca crinolina)

Leggendo la storia attraverso le immagini di moda ( ritratti o figurini)  si può dire che con l’ Ottocento si stabilisce anche per l’abbigliamento infantile quella sorta di classificazione per generi e stili che sarà sempre più definita fino ai nostri giorni: l’abito per il giorno, per la scuola, per la vita all’aria aperta, per lo sport  e per le occasioni “sociali” più impegnative. Tutto questo si nota in particolare dalla  metà dell’ 800. Se nei secoli precedenti la divisione era per censo e classe, ora si ragiona per utilizzo e necessità: naturalmente alcune attività e il ruolo che ne deriva sono di uso esclusivo delle famiglie ricche, ma pure chi non è di tradizione altolocata ma raggiunge la possibilità economica può parteciparvi, così da mostrare anche attraverso la cura e l’eleganza dei propri figli di aver toccato un buon traguardo nella scala sociale.

Siamo inoltre davanti ad un’epocale novità: l’uso del mezzo fotografico per documentare, diffondere notizie e raccontare, catalogare e archiviare.

D’ora in poi foto e dipinti si contenderanno il ruolo di rappresentare la moda infantile.

Tra arte, moda e psicologia, un nuovo modo di fare RITRATTO

tra gli ultimi anni del XIX secolo e i primi del XX

Romanticismo, Impressionisti e Macchiaioli, nuovi modi e tecniche per realizzare un ritratto, ma anche un nuovo occhio per guardare la società e rappresentarne i protagonisti. Il mondo infantile si presta bene all’ artista per indagarne la psicologia e gli atteggiamenti, così noi possiamo studiarne atteggiamenti e modi di vestire.

Dopo le prime fotografie, torniamo ad analizzare alcuni ritratti che spaziano tra i diversi paesi europei o americani.

_____      Fine Ottocento

In queste pagine si sono mescolati diversi elementi che contribuiscono a definire i tanti stili del vestire infantile del XIX secolo, e che si possono rileggere in tre gruppi:


Tra i diversi generi della fine Ottocento è giusto osservare la veste tipica dello scolaro italiano, letta attraverso la scultura di Giuseppe Frattallone intitolata “l’ora di studio”, già del 1867, commissionata proprio in occasione dell’unificazione della nazione italiana e con l’ntento di elogiare l’importanza della scuola statalizzata  per tutti i bambini, non senza una buona dose di retorica: un concorso, svo0ltosi per premiare la scuola elementare italiana che nell’anno 1868-69 avesse raggiunto i migliori risultati di successo scolastico tra i  suoi alunni.

Una comoda casacca, notare il giro manica arricciato e con piega “estensibile”, piedi ben calzati ed una sorta di taglia unica di lunga durata.                                                      (questa scultura è stata analizzata in un articolo per la rivista “INCONTRI” -Rotary club Caltannissetta- giugno 2022 )

Un ‘immagine di gruppo di una classe di Martinitt, gli orfani raccolti e cresciuti (non senza una ferrea disciplina) dalla storica istituzione milanese, nata nel XVI secolo e continuata fino agli anni ’70 del Novecento, che salvava comunque dalla strada gli orfani e procurava loro istruzione e un mestiere, una volta maggiorenni: una divisa rustica e severa, uguale per tutti senza sconti di aggiustamenti. Anche qui c’erano abiti diversi per le varie attività, cambio biancheria una volta la settimana.

GLI ACCESSORI – Un certo contrasto di vita e di classe, per questo bambino (un mio prozio), per sottolineare un elemento importante che si stabilizza nell’uso del vestiario a fine ’8oo: la cappellina rotonda, di paglia o feltro, non necessariamente solo ad uso estivo, sia maschile che femminile, portata all’indietro in modo da creare una cornice circolare al viso. Sia nel caso di una cerimonia (la Cresima in questo caso) che di vita all’aria aperta.

I CARTAMODELLI E LA VENDITA SU CATALOGO

Con gli ultimi anni dell’ Ottocento due nuove realtà contribuiscono alla codificazione di modelli e forme nel vestire: il catalogo del commerciante e la rivista di cartamodelli ad uso casalingo. Con la ricerca sul WEB si possonpo sfogliare interessanti giornali di cui riproduco alcuni modelli che identificano i “tipi” più significativi di abiti destinati ai bambini, maschi e femmine.

La rivista è americana, “National Garment Cutter” ed. Goldsberry,Doran &Nelson di Chicago del 1888, e veniva inviata per posta. Ora il figurino è strettamente destinato alla comprensione della costruzione    del modello. e la lettura delle sue parte disegnate ci permette di vederne  funzionalità e vestibilità.

Il primo è un completo maschile, il secondo femminile per i più piccoli, gli altri sono destinati a ragazzi più grandi. Direi capi funzionali per la vita di ogni giorno e all’aperto.

I capi spalla diventano comodi e funzionali, con lunghezze ridotte e tagli tra il maschile e il militare, tipio le pieghe piatte dietro o le allacciature, di influenza tipica inglese.


Il catalogo dei magazzini Bocconi, presenti a Milano e Napoli, porta un’ importante novità nella pubblicità sulla moda e la casa, oltre che la possibilità di trovare abiti sul pronto anche per bambini e ragazzi: ecco  alcuni esempi.  Siamo nell’ anno 1903-1904, e si incomincia a parlare di “stagioni”.

Anche l’abbigliamento per l’infanzia incomincia ad essere quasi “di serie”, più alla portata della massa , sempre parlando di un minimo di possibilità economica, livellando così gusti e desideri almeno nella disponibiltà del mercato. Una notevole differenza con i secoli recedenti,  fatto che conduce ormai ad una considerazione ben diversa dell’essere bambino.

Questo fenomeno del catalogo editato da un grande magazzino per promuovere la vendita si riflette sul fratello gemello del catalogo di vendita per corrispondenza dei capi già confezionati, diffuso soprattutto negli Stati Uniti ( per via delle distanze e della difficoltà di spostamento delle persone); una realtà già ben consolidata nella seconda metà del XIX secolo.

Nell’Ottocento incomincia a muoversi la macchina della produzione in serie, anche per la moda infantile.


____ 1900


Da un punto di vista estetico, il primo Novecento porta avanti residui di gusto ottocentesco, fin troppo ricco e decorato per un utilizzo infantile dell’abito. Per le famiglie  più ricche è ancora importante l’apparire e mostrare di vestire i figli in modo adeguato al loro status sociale, e la media borghesia ora può competere con questa tendenza, puntando sui medesimi canoni di apparenza. Uno stacco di praticità si vede nel capo da viaggio, nei capi spalla in generale e nei vestiti maschili, tendenza questa di derivazione inglese, passata poi all’ America e agli altri Paesi europei.  In questo i bambini ne traggono un beneficio d’ uso.

Ci vorrà il passaggio tragico della Prima Guerra mondiale per giungere al grande cambiamento e alla semplificazione,  fenomeno questo che peraltro riguarda ogni lato della società moderna.

Sfogliando i documenti d’immagine si può stabilire come lo stile marinaro sia sempre predominante nel vestire si   maschile che femminile, declinato in tante verianti e lunghezze, in bianco e in blu, estivo e più “caldo”, magari anche in lana.

Raggruppo ora diverse foto che mostrano la diffusione dell’estetica alla marinaretta, anche negli anni successivi:

In questo simpatico guardaroba per la bambola di carta vediamo sia il completo al maschile che quello con gonna, e si noti come i capi per lo sport siano praticamente già unisex- America-1910


In questa bella foto dall’ Archivio Ferrari, le bimbe portano anche il berretto con intestazione “regia marina” e la versione con gonna a pieghe- più la borsina segno dell’abito elegante e da posa portato con orgoglio – anni ’20

Direi  fine anni 30, ambiente e gusto americano,vediamo varietà di particolari tra lunghezze, gonnellino e panta svasati, alla fine è una divisa familiare. Al collo si aggiunge il fazzolettone tipico del marinaio.

A partire dai primi anni del Novecento l’evoluzione dell’abito infantile diventa man mano sempre più rapida: come se le foto della vita reale delle persone si alternassero continuamente all’immaginario dei disegni di moda (cataloghi, stampe, riviste, figurini) e soprattutto alla pubblicità, fattore questo importantissimo e che diventa dominante nell’epoca moderna.

Sempre meno richiesto per il mondo infantile l’elemento “ritratto” in pittura,  salvo tra gli anni venti e trenta, durante l’interessante fase del Realismo Magico con Donghi, Cagnaccio e Silberbauer, che col “fermo immagine “ si prestano a descrivere persino i punti della maglia…In seguito l’arte si rivolgerà all’astratto.

Si diffonde sempre più la fotografia, sia di studio che come istantanea familiare e queste ci danno il quadro della situazione; in aggiunta, anche nel campo della moda si sviluppa fino alla forma attuale che tutti conosciamo il mondo della pubblicità, che definirei un falso piano rispetto alle immagini reali, quasi un’invenzione e una provocazione che induce ad imitarne i modelli, atteggiamenti e persino forme del corpo, come ben conosciamo per paradossi pericolosi di imitazione a danno della salute, per molti adolescenti.

Di conseguenza, avendo basato lo studio sui documenti d’immagine, occorre sintetizzare l’abbondante materiale raccolto e procedere sfoltendo parecchio, per un risultato chiaro e significativo.